I tatuaggi e la vitiligine, facciamo chiarezza

Ci viene spesso chiesto, dai nostri pazienti affetti da vitiligine, se possono fare o meno tatuaggi in sicurezza, cioè senza esporsi alla possibilità di far nascere una nuova chiazza di vitiligine nella sede del tatuaggio.
La risposta è: dipende.
Il tatuaggio in sé (se eseguito con buona metodica e ottimi pigmenti) non provoca vitiligine e per questo motivo sembrerebbe di poter dire a tutti i pazienti di fare tranquillamente nuovi tatuaggi.
Tuttavia la vitiligine, come altre malattie cutanee quali la dermatite atopica e la psoriasi ma anche altre, presenta un fenomeno chiamato isomorfismo reattivo cutaneo o fenomeno di Koebner (dal nome di colui che in un modo piuttosto bizzarro in verità, lo identificò per primo).
Questo fenomeno è caratterizzato dal fatto che durante i peggioramenti di queste malattie, vitiligine compresa, sulle zone dove avviene un traumatismo (tagli, ustioni, tatuaggi etc) si forma una chiazza della malattia nella forma del trauma stesso, a forma di graffio o dalla ustione e non ultima nella forma e sede del tatuaggio stesso.
Come evitare che venga una chiazza di vitiligine nella sede del tatuaggio? Non è possibile azzerare il rischio, tuttavia è davvero difficile che questa chiazza si formi se il tatuaggio viene effettuato durante una fase di miglioramento della vitiligine, è invece molto probabile che si formi se questo viene eseguito durante una fase di stabilità o di peggioramento.
Il consiglio è quindi di rivolgersi al proprio dermatologo di fiducia per stabilire se si è in una fase corretta per eseguire un tatuaggio.
Ma una volta che la macchia si è presentata, cosa fare?
Le macchie di vitiligine nate per il fenomeno di Koebner sono suscettibili di ripigmentazione esattamente come le altre, solitamente ricolorano anche più facilmente delle altre, il tutto ovviamente con una buona e corretta terapia per la vitiligine.

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